Whisky Rabbit

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lunedì 5 aprile 2010

Alarico: "Li due monelli"

Era di mattino lieto momento, che sole s'era sporto dalle rade nubi, fresca aria d'ottobre, come lieve carezza, m'avvolgea; io sedeo sopra roccia, a mirar fonte che di zampillanti gocce facea concerto e di ciò mai sembrava tediata.
Di silenti momenti mi beavo, che a volte di natura brusio nessuno inquieta, quando due monelli di corsa giunsero; era maschietto alto fino a mio petto, di capelli diritti e sguardo attento, suo sorriso era come sole, quando allo tramonto tutto cielo abbraccia, sue mani brandivan piccolo legno come spada, che s'atteggiava come se, con si temibil arma, mondo potesse sfidar; piccola compagna di ventura gli era appresso, avea due occhi si grandi e teneri che di favella non ravviso per descriver, lunghi capelli in trecce raccolti, che d'in confronto a lei parean crine di gigante e suo corpicino si fragile m'apparve, ch'in mio cor non restò altro che timor per suo delicato aspetto.
Dello loro giocoso indaffararsi m'incantai, che in uno istante vecchio tronco diventò vascello, foglia, saldamente retta da minute dita, vento catturava come se fosse vela, agitate mani fecero d'acqua di fonte tempesta, mareggiata arrivò si forte che spruzzi fino a me giunsero e mio sorriso l'accolse lieti.
Allora di me s'accorsero e loro timorosi sguardi con lo mio fecero incontro, ma cor di bambino bontà si ben sa legger, che serenità tornò subito in loro volto, lo maschietto restò silente, con sua fiera spada in mano, la piccola invece mi venne vicino ed estrasse di sua veste, non so di qual segreta tasca, piccola margherita e me la porse senza proferir favella, ma con sorriso che più di mille parole fece racconto; io ringraziai di quel prezioso tesoro, li guardai allontanarsi, saltellanti come grilli, fiero capitano di ventura e sua compagna d'armi, fino a sparir d'incanto, d'una vecchia porta inghiottiti e d'amorose mani accolti.
Ed intanto miravo quello logorato fiore, provai ad immaginar se vi fosse in codesto mondo gioiello di lui più lucente, monile che di più valesse, ma nulla trovai.
Lo riposi allora tra due miei scritti, nella speranza che sincere parole gli fossero lieta compagnia e lui, a loro, d'ingenuo sentimento ispirazione, fu così che di si ricco tesoro diventai eterno custode.
Alarico

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